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venerdì 24 settembre 2010

Robustezza e fragilità. Che fare? Il Cigno nero tre anni dopo

di Doctor Who

E’ uscito di recente in libreria questa ultima fatica di N. Taleb, autore del “Cigno Nero” , uno dei pochi a prevedere l’ ultima crisi. Nel frattempo divenuto uno dei più ascoltati consiglieri del primo ministro britannico Cameron, Taleb ci consegna un testo che è pieno di considerazioni “semplici”, ma proprio per questo ormai fuori dalla portata delle menti dei nostri “supereconomisti”, quelli che per capirci fanno le previsioni a posteriori e i sedicenti "esperti di rischi" che in questi tre anni hanno risposto all'autore con ostilità, dimostrando la loro inguaribile cecità ai Cigni neri.
 
Fondamentale in questo testo il parallelismo che Taleb stabilisce con il disegno superiore della Natura che ama le “ridondanze” : due mani, due occhi, due reni ecc. La maggior parte degli economisti attuali non doterebbe l’ uomo di tutte queste ridondanze, anzi, oltre a vendere un rene, darebbe l’ altro “allo scoperto” per poi ricomprarlo quando veramente ce ne fosse bisogno. La maggior parte dei sistemi finanziari prevedono questo comportamento come prassi e l’ uomo se fosse stato creato ad immagine del mondo finanziario si sarebbe già estinto.

Invece secondo Taleb le ridondanze sono un’ assicurazione e la differenziazione garantisce maggiore sopravvivenza. Come non concordare con queste semplici considerazioni?!

Ancora sfruttando il parallelismo con la Natura, Taleb ci dice che quest’ ultima tende a limitare il proliferare di esseri troppo grandi ed importanti per l’ ecosistema. Tutto il contrario di quello che succede in area finanziaria ai giorni nostri: i governi negli ultimi anni hanno teso il salvagente e qualcosa di più a grandi colossi per evitare panico ed effetto domino negativo, al fine di salvaguardare una gran massa di posti di lavoro. Mentre i piccoli artigiani, commercianti, imprenditori falliscono senza che nessuno se ne curi, obbedendo solo questi ultimi alle leggi della Natura: muoiono senza fare danno e lasciano spazio al nuovo e più forte. Taleb si cimenta in qualche previsione dicendo che in futuro le aziende saranno sempre più diseguali e il processo di globalizzazione continuerà anche se nessuno è oggi in grado di prevedere cosa comporterà in termini di effetti collaterali. Per dirla con la recensione al libro di Danton sul Sole 24 0re, “… mi sono imbattuto, con un giorno di ritardo, in una buonissima sintesi della crisi:…. "In Francia, negli anni 80 del Novecento, i socialisti hanno assunto la guida delle banche. Negli Stati Uniti, nel decennio 2001-2010 le banche hanno assunto il controllo del governo"…..

Sulla crisi degli ultimi due anni è utile riportare l’ opinione dell’ autore nell’ ultimo paragrafo del libro:



“Vorrei discutere solo brevemente la crisi del 2008 (che si è verificata dopo la pubblicazione del libro e che è stata una quantità di cose, ma non un Cigno nero, bensì solo il risultato della fragilità di sistemi costruiti sull’ignoranza – e sulla negazione –della nozione di eventi dei Cigni neri. Sappiamo con una certezza quasi totale che un aereo affidato a un pilota incompetente finirà per schiantarsi).
Imparare da Madre Natura, la maestra più antica e più saggia
Perché brevemente? In primo luogo, questo non è un libro di economia, bensì un libro sull’incompletezza della conoscenza e sugli effetti di un’incertezza ad alto impatto: è solo per accidens se gli economisti sono la specie più cieca ai Cigni neri sulla faccia del nostro pianeta. In secondo luogo, io preferisco parlare
degli eventi prima che accadano, non dopo. Ma il pubblico generale confonde anticipazione e retrospezione. Gli stessi giornalisti, economisti ed esperti politici che non videro arrivare la crisi fornirono abbondanti analisi ex post facto sulla sua inevitabilità.
L’altra ragione, quella reale, per cui voglio sbrigarmi in breve è che la crisi del 2008 per me non è stata abbastanza interessante intellettualmente: nei suoi sviluppi non c’è stato niente che non fosse già accaduto prima in scala minore (per esempio banche che persero, nel 1982, fino all’ultimo centesimo tutto ciò che avevano accumulato prima). Per me è stata semplicemente un’opportunità finanziaria, come spiegherò più avanti.
In verità ho riletto il mio libro e non ho trovato nulla da aggiungere, nulla in cui non ci fossimo già imbattuti in qualche punto della storia, come gli insuccessi anteriori, nulla da cui avessi potuto imparare qualcosa.

Purtroppo, proprio nulla.
Il corollario è evidente: dal momento che nella crisi del 2008 non c’è stato niente di nuovo, non abbiamo niente da imparare da essa e commetteremo lo stesso errore in futuro. E ci sono già le prove, proprio mentre sto scrivendo: il Fondo monetario internazionale (Imf) continua a emanare previsioni (non rendendosi conto che le precedenti non hanno funzionato e che quei poveri creduloni che prestano loro fede incorreranno di nuovo in grossi guai); i professori di economia usano ancora la curva gaussiana; l’amministrazione attuale è popolata da coloro che Robustezza e fragilità stanno portando l’errore del modello a proporzioni industriali, inducendoci a fidarci dei modelli ancor più di quanto non avessimo mai fatto in passato.

Ma la crisi fornisce anche un’illustrazione del bisogno di robustezza che val la pena di discutere qui.
Nella documentazione scritta degli ultimi due millenni e mezzo, soltanto gli sciocchi e i platonici (nonché la specie più
recente dei banchieri centrali) hanno creduto in utopie costruite ad arte. Vedremo che l’idea non è quella di correggere errori e di eliminare la casualità dalla vita sociale ed economica attraverso la politica monetaria, sussidi e via dicendo. L’idea è semplicemente quella di lasciare che gli errori di pensiero e di calcolo rimangano confinati, e di impedire che si diffondano nel sistema, ispirandosi in tal modo al comportamento di Madre Natura.

La riduzione della volatilità e della comune casualità accresce l’esposizione ai Cigni neri, creando una quiete artificiale.

Il mio sogno è avere una vera epistemocrazia, ossia una società robusta contro gli errori degli esperti, gli errori di previsione e l’hybris, una società in grado di resistere all’incompetenza dei politici, dei regolamentatori, degli economisti, dei banchieri centrali, dei banchieri, degli sgobboni della politica e degli epidemiologi. Noi non possiamo rendere gli economisti più scientifici; non possiamo rendere gli uomini più razionali (qualunque cosa ciò possa significare); non possiamo fare sparire le mode.

La soluzione è abbastanza semplice una volta che abbiamo isolato gli errori dannosi, come vedremo nel caso del Quarto quadrante.

Perciò io sono attualmente diviso fra a) il mio desiderio di spendere tempo rimuginando le mie idee in caffè europei e nella tranquillità del mio studio, o cercando qualcuno con cui poter conversare, camminando lentamente in un bell’ambiente urbano, e b) il sentimento dell’obbligo di impegnarmi in una qualche forma di attivismo per irrobustire la società, il che comporta che io parli con persone non interessanti e mi immerga nella cacofonia del mondo antiestetico dei giornali e dei media, che io vada a Washington e osservi persone ipocrite vestite elegantemente camminare per le strade, che io debba difendere le mie idee facendo al tempo stesso uno sforzo per mantenermi calmo e dissimulare il mio disprezzo. Tutto questo si è rivelato molto distruttivo per la mia vita intellettuale. Ma ci sono alcuni trucchi per difendersi. Un trucco utile, come ho scoperto, è quello di evitare di dare ascolto alle domande dell’intervistatore, rispondendo invece con argomenti su cui avevo meditato recentemente. È degno di nota il fatto che né gli intervistatori né il pubblico si accorgano della mancanza di correlazione fra domanda e risposta.

Una volta fui scelto per far parte di un gruppo di cento persone che sarebbe andato a Washington per partecipare a due giorni di discussioni su come risolvere i problemi della crisi cominciata nel 2008. Nel gruppo furono incluse quasi tutte le personalità importanti. Dopo un’ora di discussioni, durante un discorso del primo ministro dell’Australia, uscii dalla sala in preda a dolori intollerabili. La schiena cominciò a farmi male quando guardai la faccia dei presenti. Il cuore del problema era che nessuno di loro conosceva il cuore del problema.
Tutto questo mi convinse che c’è una soluzione unica per il mondo intero, che dovrà essere progettata secondo linee semplicissime di robustezza nei confronti dei Cigni neri: in caso contrario il mondo esploderà.
Così ora mi sono disimpegnato. Sono tornato nella mia biblioteca.
Non sto provando neppure un piccolo senso di frustrazione, non mi preoccupo nemmeno di come le previsioni possano fare esplodere la società, e neppure riesco a irritarmi per la stupidità dei fautori del caso (al contrario); devo forse tutto questo a un’altra scoperta, connessa a una particolare applicazione dello studio dei sistemi complessi, l’Estremistan, e alla scienza delle lunghe passeggiate.

2 commenti:

massimo ha detto...

Io, avendo letto anche gli altri due libri di Taleb ho trovato questo un gradino sotto, mi consola il fatto che, con molta probabilità (mi passi il termine vero?) a volerlo sono stati gli editori e non NNT stesso, che infatti dice di essere impegnato in un altro libro

Geronimo ha detto...

Concordo che questo testo sia un pochino sotto lo standard del precedente...Anche se al fondo mi sembra che Taleb si sia un pò "scocciato" del mondo autoreferenziale che lo circonda da un paio di anni a questa parte e che è molto diffidente nei suoi confronti.