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lunedì 13 dicembre 2010

Andiamo su Facebook! Anzi No!

di Errico Grisot

Molte aziende si stanno preparando ad affrontare il 2011 con un budget innovativo. Le difficoltà dei mercati, la crisi e l'incertezza si affrontano e si superano con l'innovazione e puntando sulla qualità. In Italia questo pensiero da anni ormai è ripetuto di continuo ad ogni occasione in convegni, sulla stampa ed attraverso i media.

lunedì 6 dicembre 2010

Un'Angela per la “soluzione finale”?

di Marco Della Luna

Berlino autorevolmente prescrive alle altre capitali dell’Eurozona di affrontare l’inverno con una dieta ipocalorica. Di conseguenza, in Italia, sull’agenda del che sarà in carica nella prossima primavera, campeggia l’esecuzione di un’imposizione comunitaria (cioè tedesca) ad abbattere fortemente o ad annullare il deficit di bilancio per riportare il debito pubblico al 60% del pil in 5 anni – cosa che si può fare solo tagliando gli investimenti e i servizi pubblici, e alzando le tasse, e che darà pretesto per far cassa svendendo i pezzi migliori del patrimonio pubblico ai soliti amici e parenti. Peccato che, come già provato e riprovato, e come la confraternita dell’Ecofin sa benissimo, questa ricetta provochi contrazione dei consumi e degli investimenti privati, quindi calo del pil e del gettito fiscale e della capacità di avviare il rimborso del debito pubblico. Cioè peggiori la crisi impedendo di uscirne.

lunedì 29 novembre 2010

Confessione di un evasore

Abbiamo ricevuto il seguente post, regolarissimamente firmato da nome e cognome. La volontà dell’autore era anche di firmarlo senza problemi, gliel’abbiamo esplicitamente chiesto dopo averlo ricevuto e letto. Ma io personalmente, appurato che l’autore esiste davvero ed è un cittadino che è anche pronto a esporsi, non essendo su questo sito a differenza che su un giornale corresponsabile delle conseguenze alle quali andrebbe incontro vi dico che il nome lo casso. Faccia riflettere tutti, questa confessione di un evasore, perché i guai di cui parla ci riguardano tutti, schiavi come siamo ridotti se non reagiamo.

Oscar Giannino


Mi presento: sono un evasore ed ho 27 anni.
Per la verità non mi sento tale, ma so che chiunque potrebbe additarmi cosi: dalle ingenuità sulle tasse della mia start-up d’impresa, che adesso inzia ad ingranare, mi trovo a due anni di distanza a chiedermi come riuscire ad iniziare a pagarle, le tasse.

mercoledì 24 novembre 2010

Lavoro, dove è ereditario

di Renzo Rosati

Sono quasi 3 mila e il loro merito è di avere un papà o una mamma che lavora in banca. Più, ma non sempre, una laurea e la conoscenza dell’inglese. Due caratteristiche comuni, se non a quel 25 per cento di giovani che secondo le statistiche sarebbero in attesa di lavoro, almeno ai 160 mila che ogni anno escono all’università e che il lavoro lo cercano di sicuro. Ebbene, per quella minoranza la corsia di sorpasso è garantita. Basta che i genitori siano per esempio dipendenti di Unicredit o Intesa Sanpaolo, le due principali banche italiane, e accettino di andare in pensione. Ma anche di Banca popolare di Milano, Monte dei Paschi di Siena, Ubi banca, Banco popolare, Banca di credito cooperativo di Roma.
Se questi padri e madri hanno accettato negli ultimi mesi la proposta di esodo incentivato, tra i benefit ci sarà anche l’assunzione, con varie modalità, dei figli. Una pratica nota come parental recruiting e un tempo diffusissima, anche all’estero, che in tempi di crisi fa discutere imprenditori, sindacalisti e politici. In modo bipartisan. Per il segretario della Cisl, Raffaele Bonanni, un paracadute familiare può essere benvenuto per risolvere qualche problema ai giovani, alle aziende e ovviamente ai sindacati. Susanna Camusso, nuovo segretario generale della Cgil, è invece contraria: «Così si blocca la meritocrazia» dice. «E poi che fine fanno i precari in lista di attesa?».

giovedì 11 novembre 2010

Crisi, budget e Motivazione…

dalla Redazione

Questo mese invece di una newsletter tecnico-metodologica, abbiamo deciso di postare questo video. Ci apprestiamo a programmare budget e prospettive per il prossimo anno.  Per costume e formazione, siamo abituati a vivere il presente; come Albert Einstein "Non pensiamo  mai al futuro. Arriva così presto.", ma crediamo che mai come ora sia necessaria una importante iniezione di fiducia. Budget, dati, statistiche e tecnicismi aziendali di vario tipo servono a poco se le vostre "squadre" vengono da due anni di crisi dura o se hanno resistito ad un ridimensionamento importante. Per questo vi offriamo un discorso "da spogliatoio" in grado di caricarvi e di motivarvi.


lunedì 25 ottobre 2010

Le amnesie strategiche di Marchionne….


di Geronimo

Oggi i giornali sono pieni di commenti sulle ultime parole pronunciate dall’ AD Fiat alla trasmissione “Che tempo che fa” di Fabio Fazio, uno dei più pagati personaggi Rai, francamente del tutto inadeguato ( o volutamente tale) nella circostanza. “Senza l’Italia faremmo di più. Neanche un euro dell’utile 2010 viene da stabilimenti nazionali”. Queste le epiche parole del manager col pullover…Ebbeh!? Che sarà mai!? Sarà colpa degli italiani se la FIAT produce veicoli che nessuno compera?! Chi vogliamo incolpare ( magari Berlusconi…) se le nostre strade sono piene di Audi e BMW?! Mi ricordo male o erano italiani i soldi che i Governi di ogni colore hanno elargito alla real casa savoiarda, tra incentivi e cassa integrazione?! Ed erano italiane le banche che nel 2005 convertirono i cospicui loro crediti in azioni FIAT?! Ed erano delle finanziarie della famiglia Agnelli le discutibili operazioni finanziarie di quegli anni, p. esempio col Lussemburgo?! E vogliamo ricordare le vicissitudini inerenti all’ eredità del compianto Avvocato e l’ingente patrimonio costituito all’ estero?!

venerdì 22 ottobre 2010

Il balletto delle società offshore


Il dibattito politico economico è animato dall' uso delle società OffShore. Riportiamo un'opinione dell'autorevole Oscar Giannino che condividiamo.

OSCAR GIANNINO
per Panorama Economy

Mi assumo volentieri un compito, come spesso mi accade, in pressoché totale controtendenza. Mi riferisco alle polemiche intorno alle società offshore alle quali si vorrebbe ridurre la contesa tra Fini e Berlusconi. Da una parte chi sostiene sia uno scandalo il velo proprietario posto intorno a quel certo appartamento monegasco, dall'altra chi replica che altrettanto vale per le società schermo intestatarie dell'ennesima villa del Cavaliere ad Antigua.

mercoledì 20 ottobre 2010

WALL STREET 2…”È tutta una questione di soldi, il resto è conversazione”….



di Doctor Who

Tra pochi giorni arriva nelle sale cinematografiche il seguito di Wall Street, film cult degli anni ottanta, che per quelli della mia generazione sono stati un decennio bello e pieno di opportunità, che si chiuse con la storica caduta del Muro. Il dialogo qui sopra, senza ulteriori perifrasi e parole, spiega in maniera illuminante la società in cui viviamo ancora oggi. Non servono altre sofisticate spiegazioni.

martedì 5 ottobre 2010

Il Marketing. Un valore ancora più intangibile

di Elena Pierini

Negli ultimi anni vi sono stati notevoli cambiamenti nel business delle imprese e di conseguenza anche nel Marketing.
Un approccio nuovo, chiamato Radical Marketing, come indicato nel libro “Marketing management” di Philip Kotler, è incentrato sull’ottimizzazione di risorse limitate, sullo stretto contatto con i Clienti e sulla creazione di soluzioni più soddisfacenti per le loro esigenze.
La strategia è essenziale ed è il modo in cui un’impresa decide di combinare insieme le sue competenze, i suoi processi chiave e gli altri asset per vincere sul mercato. Gli asset reali di cui parliamo qui sono voci ovviamente fuori bilancio come il valore dei loro marchi, dei dipendenti, dei partner della distribuzione, dei formatori, dei Clienti e del loro capitale intellettuale, ovvero tutte le attività immateriali che probabilmente rappresentano l’80% del valore di un’impresa.

venerdì 24 settembre 2010

Robustezza e fragilità. Che fare? Il Cigno nero tre anni dopo

di Doctor Who

E’ uscito di recente in libreria questa ultima fatica di N. Taleb, autore del “Cigno Nero” , uno dei pochi a prevedere l’ ultima crisi. Nel frattempo divenuto uno dei più ascoltati consiglieri del primo ministro britannico Cameron, Taleb ci consegna un testo che è pieno di considerazioni “semplici”, ma proprio per questo ormai fuori dalla portata delle menti dei nostri “supereconomisti”, quelli che per capirci fanno le previsioni a posteriori e i sedicenti "esperti di rischi" che in questi tre anni hanno risposto all'autore con ostilità, dimostrando la loro inguaribile cecità ai Cigni neri.

lunedì 6 settembre 2010

Gli errori dei manager

di Paola Danese

Siete a capo di un gruppo di persone? Tra i vostri compiti c'è anche quello di far ottenere loro dei risultati, di migliorarne le prestazioni? E vi piacerebbe anche che a fine serata, se vi vedessero abbacchiati, avessero voglia di fermarsi a fare quattro chiacchiere con la persona e non solo con il manager?! Quante volte vi è capitato di chiedervi come ottenere tutto ciò o perché ogni tanto o da qualche parte il meccanismo si inceppa?

Questa newsletter vuole essere un piccolo vademecum dei principali errori dei manager, non solo per fare in modo che le loro performance migliorino, ma per migliorare di pari passo anche la vita di quelli che da loro sono gestiti e quindi in realtà l'andamento dell'azienda.

mercoledì 1 settembre 2010

Dieci regole esclusive per stregare il cigno nero

di Nassim Nicholas Taleb

Ho scritto i seguenti dieci princìpi soprattutto nel l'intento di permettere alla vita economica di fronteggiare le necessità del Quarto quadrante dopo la crisi.

Segreti e strategie per affrontare la recessione.

di Tom Peters

Questo è il contenuto di una conferenza tenuta da Tom Peters nel marzo 2009 e che riteniamo quanto mai attuale. Se non altro un breve, ma utile spunto di riflessione da portarsi in vacanza per preparare un rientro al lavoro con spirito rinnovato.

Con un linguaggio diretto e informale, Peters punta direttamente ai fondamentali di un lavoro duro che porta al successo. Alcuni consigli potranno suonare un po' banali. Tom Peters non accenna a particolari tecniche, ma punta piuttosto sull'atteggiamento da adottare, che è poi un modo di essere e fare.

Quella riportata sotto è una selezione dei consigli dati e che sono attualissimi, viste le performance non esattamente eccellenti che molti hanno dovuto affrontare negli ultimi mesi.

mercoledì 14 luglio 2010

Intervista a Giovanni Tamburi, T.I.P.

Le opinioni sulla recente crisi economica sono tante e varie. Pubblichiamo un articolo di Felice Capretta apparso su Informazione scorretta che ci è piaciuto molto e che rivela i meccanismi alla base dei ragionamenti di alcuni addetti ai lavori. Lasciamo giudicare a voi.

lunedì 5 luglio 2010

Affrontare con decisione le relazioni critiche: con i sindacati, i top performer, i collaboratori in crisi, i collaboratori, i dipendenti problematici


di Michele Natali

Tra le sei pratiche che Jack Welch assume come parametri quasi imprescindibili per un efficace “People management” ve ne sono un paio che meritano un approfondimento in relazione al periodo di difficoltosa congiuntura economica che l’Europa sta attraversando.
Essendo l’azienda un'organizzazione fatta di persone, le relazioni sono spesso complesse e a volte cariche di tensione e gestire bene le persone significa dedicare un’attenzione particolare a queste relazioni problematiche senza lasciare che queste si incancreniscano o finiscano completamente dimenticate. Un'efficace gestione del personale obbliga le aziende ad affrontare le relazioni critiche con decisione ed integrità.

venerdì 2 luglio 2010

Quando il web parla di economia (e quando gli economisti si comportano stupidamente)


di Alfredo Vinella

“Nel Medio Evo, un eccesso di curiosità era considerata un peccato, ma nell’era di internet, sento di poter fare quello che mi piace. Questo mi fa pensare che posso realmente realizzare qualcosa.”

A parlare è Edward Hugh. Da alcuni anni Hugh scrive un blog di economia nel quale ha anticipato e descritto con grande chiarezza la crisi economica. Di Edward Hugh abbiamo già parlato in Bonoboland.

Le libertà di Internet però non piacciono a tutti.

martedì 22 giugno 2010

L'asino e l'alta finanza


L'asino e l'alta finanza

Qualche tempo fa Billy comprò da un contadino un asino per 100 dollari.

Il contadino gli assicurò che gli avrebbe consegnato l’asino il giorno seguente.

Il giorno dopo il contadino si recò da Billy e gli disse: “Mi dispiace ma ho cattive notizie: l’asino è morto.”

Billy rispose: “Allora dammi indietro i miei 100 dollari”

E il contadino: “Non posso, li ho già spesi”.

A quel punto Billy si fece pensieroso, poi disse al contadino: “Va bene, allora dammi l’asino morto.”

- “E che te ne fai di un asino morto, Billy?”

- “Organizzo una lotteria e lo metto come premio”

Il contadino gli disse ironico: “Non puoi vendere biglietti con un asino morto in palio”.

Allorché Billy rispose: “Certo che posso, semplicemente non dirò a nessuno che è morto”.


Un mese dopo il contadino incontrò di nuovo Billy, così gli chiese: “Come è andata a finire con l’asino morto?”

- “L’ho messo come premio ad una lotteria, ho venduto 500 biglietti a due dollari l’uno e così ho guadagnato 998 dollari”

- “E non si è lamentato nessuno?”

- “Solo il tipo che ha vinto la lotteria, e per farlo smettere di lagnarsi gli ho restituito i suoi due dollari”


Billy attualmente lavora per la Goldman Sachs.



(Tratto da http://santaruina.splinder.com)

lunedì 7 giugno 2010

La corretta ed efficace gestione del nostro BRAND


di Errico Grisot

Molti osservatori politici ed economici concordano nell'affermare che l’attuale situazione di incertezza economica dei mercati non è mai stata così marcata.

Le aziende stanno navigando a vista e il futuro della ripresa economica sembra sempre più lontano e soprattutto controverso. In questi ultimi mesi nella zona euro si sono evidenziate debolezze strutturali suggerite dall'instabilità dei mercati dei titoli di stato. Quest'ultimo fattore di rischio viene gestito dai singoli Stati implementando politiche fiscali più rigorose e più aggressive.

Il mondo produttivo europeo quindi, oltre a subire da qualche anno una difficoltà nell’accesso al credito dovuto alle nuove regole di Basilea, ora affronta anche una recessione globale dei mercati ed in futuro dovrà farsi carico di assorbire un rinnovato rigore della spesa pubblica.

mercoledì 26 maggio 2010

La "macelleria sociale"? Non esiste


di Stefano Lorenzetto

La manovra spaventa e l’opposizione ci marcia, ma chi vuole davvero lavorare ne ha l’opportunità. Un esempio? Due milioni di italiani si dichiarano disoccupati, ma un terzo degli infermieri è straniero.

Qui volano i coltelli e prima o dopo finisce che ce ne ritroviamo uno conficcato fra le scapole. In principio era la «macelleria messicana», espressione che molti attribuiscono erroneamente a Indro Montanelli e che invece fu coniata da Ferruccio Parri per descrivere la scena dei corpi straziati di Benito Mussolini e Claretta Petacci appesi a testa in giù a piazzale Loreto. Da qualche giorno è stata aperta la «macelleria sociale», con riferimento ai tagli previsti dalla manovra finanziaria. Spiace rilevarlo, ma allo squartamento ha contribuito anche il presidente del Consiglio, quando ha dichiarato: «Non uno dei fantasiosi provvedimenti di macelleria sociale di cui si legge su certa stampa in questi giorni risponde al vero» (Ansa, 22 maggio, ore 13.47).

lunedì 24 maggio 2010

...SENZA PAROLE...



venerdì 7 maggio 2010

Una lunga crisi che nasconde e giustifica molte inadeguatezze: Analisi e Strategie d'Uscita


di Maurizio Siciliano

La scorsa settimana sul nostro Blog è stato pubblicato un articolo interessante a firma Doctor Who dal titolo (capitani coraggiosi, armiamoci e partite), piuttosto polemico, appunto, verso una classe imprenditoriale spesso definita incapace. La tesi esposta è condivisibile e riconducibile anche ai motivi fondamentali per cui oggi la durata media della vita delle aziende è bassissima.
Secondo una ricerca della Royal Dutch Shell del 1983, condotta sulla lista Fortune delle prime 500 multinazionali al mondo, poche grandi imprese vivevano oltre i 40 anni. Oggi, alla luce dei recenti sconvolgimenti finanziari in ambito globale, il dato di cui sopra è notevolmente peggiorato e per quanto riguarda le piccole e medie aziende italiane è diventato preoccupante.
Conosciamo tutti il ciclo di vita di un impresa: start up, fase di break even, momento di massimo sviluppo dell'attività a cui segue inesorabile una fase calante, prima impercettibile e successivamente inarrestabile. Quando ci si rende conto della situazione il ritardo accumulato è spesso irrecuperabile. Nel momento della discesa è difficile trovare le energie per invertire la tendenza e quando ci si trova di fronte a risultati fortemente negativi e a conseguenti crisi finanziarie, ci si deve affidare a soluzioni di Tourn-around che non sempre sono sufficienti e quindi l'azienda lentamente, e agonicamente, muore.

martedì 27 aprile 2010

Capitani Coraggiosi, armiamoci e partite…


di Doctor Who


E’ frequente negli ultimi mesi imbattersi in aziende in crisi. Intendiamoci, ci sono anche realtà che vanno bene, ma il panorama generale è prevalentemente di crisi e i dati forniti dall’INPS sulla cassa integrazione confermano le impressioni.
Molto spesso con i piccoli e medi Imprenditori che incontriamo cerchiamo di trovare soluzioni ragionevoli alla crisi e soprattutto alla mancanza di liquidità che è il risultato più evidente e tangibile delle difficoltà. A volte riusciamo a trovare delle soluzioni, altre volte il contesto operativo è difficile. Un comune denominatore dei grandi Imprenditori che incontriamo è l’integrità personale e professionale che spesso non si percepisce, ma che noi vediamo nelle loro azioni quotidiane. Indipendentemente dalle dimensioni dell’ azienda, la maggior parte di questi ha continuato ad indebitarsi, mettendo in garanzia anche l’ immobile di residenza per cercare di salvaguardare la maggior parte dei posti di lavoro. Il rapporto tra questi dipendenti e il loro datore di lavoro in questi contesti è molto stretto e le fortune dell’azienda spesso dipendono dall’impegno e dalla tenacia dei dipendenti che condividono fortemente un’idea progettuale dell’Imprenditore. Quasi una famiglia insomma. Eroi nel silenzio.

martedì 20 aprile 2010

La diversità è la nostra forza: dieci anni di Sphera Group


di Giulia Manichini

Prudential of America, tra le poche realtà finanziarie USA non travolte dall' ultima crisi, ha più di 180 anni e il suo marchio, la roccia di Gibilterra, campeggia imperioso su Time Square a New York, la Guiness ha 250 anni. Sphera Group non vende assicurazioni e non si occupa di intrattenimento, ma compie 10 anni ed è decisamente inserita nel contesto contemporaneo.
Sphera Group è stata ideata e fondata, tra gli altri, da Maurizio Siciliano oggi Amministratore delegato e Responsabile delle strategie. Siciliano ha lavorato tra gli altri in Banca S.Paolo di Torino, oggi Intesa, AWD, Prudential of America e collaborato con altre realtà nell'ambito della consulenza finanziaria e della consulenza di direzione, prima di fondare nel 2000 Sphera Group.
Sphera Group lavora in un modo complicato: aiutare il management e le imprese a generare risultati sostanziali e valorizzare il patrimonio dell'impresa. La sfida è riuscire a convogliare verso le piccole e medie imprese la cultura manageriale tipica delle imprese multinazionali.
Con il suo modello organizzativo e metodologico, Sphera sfrutta il potere della "diversità". In Sphera hanno assunto da sempre, un impegno per la diversità nel mercato e nelle metodologie. Ci riescono attraverso le "persone", quelle che abilmente creano e distribuiscono servizi e che fanno di tutto per distinguersi dai concorrenti. In Sphera sono tutti impegnati a promuovere un ambiente di lavoro che valorizzi le differenze e sfrutti questa opportunità a vantaggio dei clienti.

mercoledì 31 marzo 2010

Simone Perotti: Ho preso il largo, come cambiare vita a quarant'anni


di Simone Perotti

Quel che ho provato quel 13 febbraio 2008, primo giorno da uomo libero, non si può facilmente descrivere. Leggerezza, forse, tremore, giramento di testa, come per problemi di altitudine, vuoto allo stomaco, spossatezza, seminfermità, desiderio di andare, bisogno di prendere fiato. Intorno avevo una bolla d’aria rarefatta. I miei alveoli mi parevano branchie, ma senz’acqua in cui succhiare. Eppure, questa sorta d’asfissia era benefica: la scoperta, per il pesce, che fuor d’acqua non moriva, neppure pativa, anzi nuotava per un’altra vita. Quando ho iniziato a lavorare credevo nell’impresa, mi sembrava una delle ruote dell’ingranaggio della società. Le imprese crescevano, creavano impiegati, li formavano, cittadini evoluti che davano il loro contributo. Però poi i grandi scandali, la corruzione su vasta scala, politica e imprenditoriale, Tangentopoli, Cirio, Parmalat, l’evidenza che parole come «human resources», «mission», «team building» erano abili etichette per coprire sfruttamento e aridità del sistema, beh, ecco, tutto questo mi ha messo in crisi. Essere quarantenni negli anni del crollo di valori e finanza si è rivelato durissimo. Quasi impossibile crederci davvero. Impossibile vedere nei prossimi anni lo stesso sviluppo che avevamo come carota qualche anno fa, mentre correvamo dietro al benessere. Meno posti, per meno gente, con meno benefici. E poi l’età, lo spietato momento che sempre giunge, quello in cui capisci i tuoi limiti, il livello oltre al quale non potrai mai andare. È stato questo, esattamente questo, il momento della crisi.

mercoledì 17 marzo 2010

Lo chiamano Made in Italy


di Stefano Lorenzetto

Lo chiamano made in Italy, ma è più sfatto che fatto. Diciamo pure marcio. In cima alla scala ci sono i signori della moda. Venerati e intoccabili: ci mettono la faccia. Un gradino sotto stanno i terzisti. Carne da macello: ci mettono il sangue. Giancarlo De Bortoli, 61 anni, titolare della Herry's confezioni di Pramaggiore, dove il Veneto sfuma in Friuli, era un terzista. Lo hanno vampirizzato:

«Sto portando i libri in tribunale. Il mio mondo finisce qui. Avrei dovuto smettere prima. Ho resistito fino all'ultimo per le dipendenti, che erano la mia famiglia. È stato tutto inutile. Sia ben chiaro: non è colpa né del governo, né delle banche. Sono stati gli stilisti a strangolarmi, lentamente ma inesorabilmente. E allora mi sono detto: dichiara fallimento da solo, Giancarlo, cadi con onore, non farti mettere i sigilli di ceralacca dall'ufficiale giudiziario».

De Bortoli un fallito? Com'è possibile, in nome del cielo? Sa fare come pochi il suo mestiere, ha sempre sgobbato 12 ore al giorno, praticava prezzi concorrenziali, era arrivato a produrre 20.000 capi l'anno, non contraeva debiti, non s'è arricchito, era oculato, pagava regolarmente gli stipendi, versava i contributi previdenziali, non evadeva le tasse, nello stabilimento aveva messo per le sue operaie il climatizzatore e l'impianto stereo. Che altro ancora si può chiedere a un imprenditore? Spiegatemelo voi.

Io lo conoscevo bene Giancarlo De Bortoli. Era uno dei migliori su piazza, fidatevi. Faceva le camicie su misura persino per i 9 piloti della flotta aerea privata dei Benetton. Pochi riuscivano a lavorare la seta, il raso, lo chiffon, la crêpe georgette come lui. Ma nessuno doveva sapere che dalla sua fabbrica uscivano i capi d'alta moda per signora con cucite sopra le etichette delle più grandi maison d'Italia: Gucci, Prada, Max Mara, Miu Miu, Etro, Sportmax, Costume National, Duca d'Aosta, Cividini.

giovedì 11 marzo 2010

Il più grande Attacco Valutario degli ultimi anni


di Pino Buongiorno e Marco De Martino

La cena si è tenuta alla Townhouse, una sala privata ed esclusiva creata dal ristorante Park avenue winter al numero 100 sulla 63ª strada di Manhattan, quasi all'incrocio con Park avenue. In questa fascia dell'Upper east side, il quartiere prediletto dai miliardari newyorkesi, la sera si vedono solo domestici che portano a spasso cani che annusano le limousine nere parcheggiate in doppia fila.

Fuori si annuncia una tempesta di neve che, da lì a poche ore, immobilizzerà New York, ma dentro quella palazzina si progetta la tempesta finanziaria che nelle prossime settimane potrebbe sconvolgere ancora una volta l'economia globale.

venerdì 5 marzo 2010

Il Potere del NO positivo

di William Ury

Ventisette anni fa scrissi insieme a Roger Fisher un libro intitolato Getting to Yes, incentrato su come giungere a un accordo che soddisfi le parti coinvolte in una negoziazione. penso che sia diventato un bestseller internazionale perché fa riflettere le persone sui principi del senso comune, che sicuramente conoscono ma che a volte dimenticano di applicare.
Sicuramente con il passare degli anni mi sono accorto che “arrivare al sì” non è solo la metà dell’equazione ma è anche la parte più facile. Come diceva uno dei miei clienti, presidente di un’azienda: “I miei collaboratori sanno come arrivare al sì, non è un problema. Ciò che riesce loro difficile è dire No”. O come segnalerà l’ex premier britannico Tony Blair: “L’arte della leadership non consiste nel dire Sì, ma nel dire No”.

venerdì 12 febbraio 2010

Il cruccio del manager

di Paola Danese

Se prendiamo per buona la definizione che "manager" è chi gestisce persone, dobbiamo prendere atto che "gestire persone" è un lavoro. Chiunque si sia trovato coinvolto in questa attività sa quanto sia difficile, quante energie richieda, quanti insuccessi si accumulino nel perseguire l'ottenimento dei risultati di chi abbiamo a fianco, dei collaboratori che ci sono stati assegnati.
Ormai la letteratura e le fucine di corsi per manager hanno dato ampiamente spazio a cosa significhi FARE il manager e perseguire gli obiettivi che questa categoria prevede. Eppure in azienda, soprattutto nelle realtà di medie dimensioni, il responsabile di un gruppo di persone spesso si perde in modalità fantasiose e contorte per motivare i propri collaboratori e di fronte al loro insuccesso è tentato di scaricare le responsabilità del fallimento sulle incapacità del collaboratore, sulla sua miopia organizzativa, sulla sua impreparazione, sulle sue incompetenze. Nonostante la miriade di libri sul management letti, nonostante gli appunti accumulati sulla scrivania durante i meeting formativi, rimane un compito difficile per il manager quello dell'analisi del proprio lavoro, dei propri errori.
Si cercano innovative formule di gestione, spesso astruse nell'applicazione, e si finisce per rendere complesso qualcosa che in realtà, nella sua semplicità trattiene e rilascia, giorno dopo giorno, tutta la sua potenza.

mercoledì 3 febbraio 2010

Slalom tra le tasse e il welfare così la partita Iva progetta il 2010

di Dario Di Vico

A gennaio un consulente a partita Iva che si rispetti si comporta come un' impresa. Si mette al computer e prepara il suo bravo business plan. A cosa scrivere ci ha pensato lungo tutta l' interruzione di 15 giorni tra Natale e l' Epifania, che per un consulente che vive di contatti e di relazioni è un periodo altamente ansiogeno. Si sta in famiglia, si va in montagna, si organizza il cenone, si prendono i regali per i ragazzi ma un retropensiero li accompagna sempre: «Non è che i miei clienti mi dimenticheranno?».

martedì 26 gennaio 2010

Bamboccioni, cioè giovani né né









di Luca Ricolfi


Periodicamente il problema dei «bamboccioni» si ripropone, non solo in Italia. Qualcuno, ingenuamente, potrebbe credere che sia un problema relativamente recente quello dei figli che restano nella casa dei genitori ben oltre la maggiore età, a volte anche fino a 30, 35 o addirittura 40 anni.

mercoledì 20 gennaio 2010

Intervista a Nassim Taleb

Dall’autore del Cigno Nero un’interessante intervista sulla recente crisi economica, tratta dalla pagina di you tube dell’ Istituto Bruno Leoni.
Taleb si sofferma sulla evidente inadeguatezza delle misure prese per fronteggiare la crisi economica e...


...sul fatto che l’andamento dei mercati riflette poco la realtà del momento. Lega l’idea rivoluzionaria di un cambio epocale del sistema finanziario, al probabile prossimo cambio di governo in Gran Bretagna, che potrebbe vedere Cameron come Primo ministro.
L’intervista è condivisibile in tutti i suoi punti essenziali e in particolare nelle affermazioni che viviamo in un contesto eccessivamente finanziarizzato, che le istituzioni finanziarie e le banche hanno una dimensione eccessiva e soprattutto che il prossimo futuro non potrà non essere nell’ impegno importante verso la riduzione di un indebitamento sistemico nel quale il mondo si è cacciato.
Un po’ discutibile, ma degno di riflessione è il rimedio che Taleb propone per risolvere il poblema alla radice. Ovvero percorrere il sentiero di trasformare il debito in “ equity”, anziche proseguire nella trasformazione del debito privato in debito che gli Stati si tanno letteralmente accollando e che piano piano potrebbe diventare una “forca”.
MS

venerdì 8 gennaio 2010

Le dimensioni emotive come elemento strategico nella selezione del personale

di Michele Natali


Tutti i lavori si imparano, ci sono qualità invece che è difficile imparare sui banchi di scuola o di un corso di formazione professionale. Queste si chiamano: etica, comunicazione, lealtà, precisione, empatia e coerenza.