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mercoledì 12 gennaio 2011

Scontro generazionale: ragazzi datevi da fare

di Mario Giordano

Stop alla retorica del "dobbiamo pensare ai giovani". Il futuro va conquistato. Ma l’aria che tira è da disoccupati con puzza sotto il naso: l’87% non accetterebbe come primo lavoro un posto qualunque.


Visto che ultimamente va as­sai di moda parlare ai giovani e dei giovani, avrei anch’io una co­sa da dire: cari giovani, cercate di muovere le chiappe. Datevi da fa­re. Alzate per un attimo lo sguar­do da Facebook, spegnete la Play­station, scendete dal pero e rim­boccatevi le maniche. È vero che siete il futuro, come tutti vi ripeto­no in questi giorni, facendo a ga­ra a blandirvi, dopo che il presi­dente Napolitano ha dedicato a voi il suo messaggio di Capodan­no. Ma il futuro non piove addosso a nessuno. Il futuro va conquistato. E tutte le generazioni prima di voi se lo sono conquistato, sputando sangue e sudore. Mica dormendo tra guanciali di alibi confortevoli, vezzeggiati dalle coccole degli editorialisti e dalla melassa del Quirinale... Sarà che ormai l’età avanza inesorabile anche per chi continua a mostrare una faccia un po’ da bambino, ma non ne posso davvero più di tutto questo giovanilismo a buon mercato che sta rincitrullendo il Paese: poveri giovani di qua, poveri giovani di là, «dobbiamo pensare ai giovani», «dobbiamo lavorare per i giovani», «dobbiamo spendere per i giovani », «l’Italia non è un Paese per giovani» e «la società che inganna i giovani». C’è il rischio che tutto questo compatimento a reti unificate diventi una giustificazione a buon mercato per una generazione di bamboccioni, che così si convincono che sia un loro diritto trovarsi sempre nel piatto la pappa fatta. Anziché doversela conquistare come hanno fatto tutte le generazioni che li hanno preceduti. Per carità, la disoccupazione giovanile ha raggiunto livelli da far paura. Se un ragazzo su tre non riesce a trovare lavoro, c’è di che preoccuparsi. Ma perché un ragazzo su tre non riesce a trovare lavoro? C’è la crisi, certo. Ma sul sito di Repubblica ieri mattina campeggiava un sondaggio sulla domanda chiave «Qualsiasi lavoro meglio di niente?». Ebbene a metà pomeriggio l’87 per cento delle persone avevano risposto «no», cioè non sono disposte ad accettare «qualsiasi lavoro» perché «il primo lavoro è troppo importante», perché «non ha alcun senso sprecare anni di studio» o perché «le condizioni a volte sono svilenti». Disoccupati sì, ma con la puzza sotto il naso. Un dirigente di una grande azienda mi ha raccontatodi essere rimasto senza segretaria lo scorso mese di agosto: su dieci giovani disoccupate interpellate per occupare quel posto nessuna ha accettato. «Dobbiamo andare in vacanza», «Proprio in agosto dovevate chiamarmi?», «Sto partendo per il mare». Alla fine come segretaria ha assunto una albanese, bravissima, che parla quattro lingue e ha una voglia matta di darsi da fare. E allora forse il modo migliore per aiutare davvero i giovani è provare a dare loro una scossa. Smettere di ricoprirli di giustificazioni, di fornire pretesti alle eventuali pigrizie, di attutire con abbondanti dosi di bambagia la naturale tendenza al poltronismo. Altrimenti si incentiva una Generazione S, cioè generazione smidollati, gente che si ritiene in diritto di bivaccare alle spalle dei genitori fino a trent’anni perché «poveri noi, che ci volete fare? È colpa del mondo, della società, dei tempi duri. Ed è così difficile trovare lavoro...». Ma le avete viste le carte d’identità di quelli che vengono presentati come «giovani »? L’altro giorno su Repubblica ne hanno intervistata una: aveva 30 anni. Nel gruppo di dodici universitari saliti al Quirinale per contestare la riforma Gelmini c’erano un ventottenne, un paio di ventisettenni, tre ventiseienni. Ora vi pare possibile che a ventisette anni si possa essere ancora studenti fuori corso a Scienze politiche? O a Filosofia? E vi pare possibile che a 30 anni si possa essere intervistati come «giovani disoccupati» da Repubblica? A me vengono i brividi quando leggo sul Sole 24 Ore che le Regioni, proprio in nome del giovanilismo imperante, decidono di distribuire più di un miliardo di euro a pioggia, in programmi come «Giovani sì» della Toscana, o «Principi attivi - giovani idee per la Puglia», che probabilmente finiranno solo per finanziare qualche cooperativa di amici con iniziative assurde, dal corso di formazione per tutori del coniglio nano al contributo a fondo perduto per aprire un coiffeur specializzato in clienti calvi. Vi stupisce? Macché. Ne abbiamo viste di tutti i colori negli anni passati: più che ad aiutare i giovani questi fondi normalmente aiutano quelli che sul malessere dei giovani ci sguazzano. Sono gli stessi, probabilmente, che contribuiscono ad alimentare tutta questa retorica che ha obnubilato pure il Quirinale. Dicono: bisogna essere comprensivi,perché nessun’altra generazione si è mai trovata a vivere una situazione così difficile. Ma stiam o scherzando? Se in Italia oggi possiamo permetterci certi lussi, compreso quello di buttare un miliardo di euro in progetti regionali finalizzati all’inutilità, è perché c’è stata una generazione che ha ricostruito il Paese nel dopoguerra, quando la situazione era difficile davvero e per strada c’erano le macerie reali, non quelle immaginate dagli editorialisti. E quando il problema dei giovani era quello di avere o no la pagnotta a fine giornata, mica quello di accendere l’iPad. E dunque, cari ragazzi, se ce l’hanno fatta loro, i ragazzi del dopoguerra, coraggio, ce la potete fare anche voi. Purché la smettiamo, noi padri e fratelli maggiori, di trattarvi da bambinetti viziati. E cominciamo a prendervi, come meritate, a calci in culo. È l’unico modo in cui si riesce ad arrivare davvero lontano.

(fonte: Il Giornale 11.01.2011)

6 commenti:

Peter Parker ha detto...

La generazione dei nostri genitori che ha preso l'Italia ricostruita dopo la guerra dai propri padri, i nostri nonni e ha vissuto sopra le proprie possibilità, contraendo debiti che ha scaricato su di noi, pontifica e vuole elargire lezioni…. E continua avidamente a sfruttare la situazione, visti gli stipendi di giornalisti, politici, manager o anche semplici impiegati di quella generazione. Per non parlare delle loro pensioni d'oro, presenti e future, pagate dai bamboccioni… Farebbero ridere, ma si sono presi pure quello...Un po' di decenza non guasterebbe, da parte di chi si erge a giudice dall'alto di privilegi generazionali difesi con le unghie e coi denti; per esempio, perché non iniziamo abolendo gli ordini professionali così da far lavorare, tutti in base al merito? Invece cosa fa questa generazione autoreferente, fallimentare e paternalista che ci governa? Evita riforme strutturali e limita ulteriormente la libertà di impresa e di professione con la recente controriforma dell’ordine forense. Ridicoli...

k.r. ha detto...

Sono uno studente, giovane, e non posso condividere il pensiero espresso nell’articolo riportato. Non per le solite banali scusanti trite e ritrite come “non c’è lavoro” o “nessuno ci ascolta” e i soliti bla bla. Per un altro motivo, ben più grave, non credo che si possano paragonare i giovani di oggi con i giovani che hanno ricostruito l’Italia del dopoguerra o i giovani degli anni Settanta, Ottanta, Novanta. Forse non tutti noi ce ne siamo accorti, ma come i cani che sentono le tempeste arrivare, nel subconscio di questi giovani del nuovo millennio è scattato qualcosa, negli ultimi anni. Noi siamo cresciuti in una realtà dove nessuno è mai cresciuto. Nessuno, in nessuna parte del mondo, è cresciuto con il timore che non ci sarà nessun mondo per cui combattere quando saremo grandi. L’inquinamento, il surriscaldamento globale, il petrolio, sono tutti problemi GIGANTI, ma che nessuno considera quando si parla dei giovani e del loro comportamento. A nessuno è venuto in mente che noi siamo cresciuti vedendo disastri ambientali in televisione. NOI siamo stati i primi bambini a scoprire che, forse, fra vent’anni l’uomo non potrà più permettersi di consumare tutta l’energia che VOI, per tutta la vostra vita, avete consumato senza pensarci, convinti che non sarebbe finita mai. La verità, per quanto catastrofica, è che dentro gli animi dei giovani di oggi svolazza il presentimento che il mondo sta per finire. Chi di voi è cresciuto con questo dentro?
Le guerre ci sono sempre state, la gente si è sempre ammazzata, per ogni motivo. I politici non sono mai stati visti di buon occhio, dall’impero romano a oggi. La corruzione ha sempre permeato ogni società in qualche misura ed è sempre stata l’avidità a guidare molti uomini. C’erano i ricchi, c’erano anche i poveri. La società in cui siamo cresciuti non è diversa da quella in cui siete cresciuti voi e in cui è sempre cresciuto ogni bambino. Ma non è della società che abbiamo paura, è di ciò che succederà alla Terra.

Nessuno ha detto...

Caro K.R. diamine si dia una mossa! Devono trovarsi solo un lavoro sti giobvani di oggi, mica salvare il pianeta! E se tutto finirà domani almeno avremo dato un senso alla nostra esistenza invece di "cianciare" mestamente della supposta fine del mondo...! E se proprio vuole misurare la banalità del suo pensiero le consiglio qualche settimana di attività di volontariato presso qualche Caritas o nei padiglioni ospedalieripediatrici...vedrà che le ritorna il buon umore e potrà finalmente scendere dal piedistallo patetico sul quale si è autoeretto...

k.r. ha detto...

oh, invece credo proprio che i giovani d'oggi dovranno salvarlo,un giorno, questo pianeta. Non è una questione di poveri o bambini malati, quelli li lascio alla d'Urso. la questione è che, credo, il nostro problema non sarà comprare l'ultima bmw o pagare la rata del mutuo. questi problemi appartengono alle generazioni passate. Tanti credo che non l'abbiano ancora capito, ma lo "sbattersi-per-avere-successo" sarà presto un concetto obsoleto. ciò che dovremo fare in futuro, credo (e forse spero), sarà "sbattersi-per-avere-futuro". un futuro migliore di quello che "i grandi lavoratori" ci hanno lasciato dalla seconda rivoluzione industriale a questa parte. se dovremo tirarci su le maniche? sicuro. Se riusciremo a farlo? non lo so, nemmeno io nutro così tanta stima per le nuove generazioni, ma smettetela di fare gli arroganti e i vissuti perchè sono tutti capaci di navigare quando il mare è calmo.

Nessuno ha detto...

K.r.@
arroganti e vissuti...?? Siamo tutti capaci di navigare quando il mare è calmo??Ma se è tutto calmo di cosa ci dobbiamo preoccupare??
Vada a fare del sano e duro lavoro...temo non sappia csa sia...

powla ha detto...

@K.R.
mi fa tenerezza il suo post. ho un fratello più giovane di me di tanti anni da riconoscergli di far parte di un'altra generazione, più vicina alla sua che alla mia che forse, come dice lei, ha avuto la sensazione che comprarsi una bmw e farsi un mutuo per avere una casa propria, anzichè pagare l'affitto, fosse un modo per sentire di avercela fatta, almeno ad iniziare. è vero, "noi" la sensazione che il pianeta non ci sopravviva, non ce l'abbiamo mai avuta: forse perchè abbiamo guardato meno tv e ci siamo spaccati la schiena tra libri e litigate ideologiche con chi la pensava diversamente da noi. noi abbiamo pensato che l'uomo sarebbe sopravvissuto a se stesso e alle sue paure vedendo i carri armati in piazza Tien An Men, il muro di Berlino cadere, le fosse comuni in Jugoslavia... abbiamo avuto paura che tutto cambiasse guardando il secondo aereo entrare nella torre di NY, assistendo al crollo delle borse o compatendo i top manager che se ne andavano con liquidazioni più o meno milionarie con una cassa di cartone dove avevano svuotato i cassetti delle loro scrivanie...

non è che il nostro mondo non può finire o che non siamo consapevoli che i nostri consumi possano essere sproporzionati, o che non sappiamo che le bmw non sono essenziali..

sappiamo bene, quanto lo saprà lei purtroppo prima di quanto immagina, che il mare non è mai calmo, che le tempeste arrivano anche all'improvviso, che alle volte tirarsi su le maniche non è sufficiente e che la volontà non basta se non c'è la costanza.
e soprattutto le dico in tutta onestà che tra quei giovani ci sono anch'io, come ci sono quelli nati dieci anni prima di me e venti prima di lei. sappiamo che tutto sarà sempre più complesso per chi ha una vita davanti.
per questo bisogna correre più veloce, bisogna allenarsi di più, bisogna essere più preparati.

chi è cresciuto durante la guerra fredda con il rischio nucleare aveva un rischio di non sopravvivere al pianeta, mi creda, molto più alto del suo o del mio.
questo forse non è il migliore dei mondi possibili ma, certo, è quello che abbiamo sotto mano. e non è compito nostro salvarlo, ma agire per migliorare noi stessi e ciò che abbiamo intorno dando il buon esempio. il pianeta, non si preoccupi, si saprà salvare da solo.
in bocca al lupo.