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mercoledì 14 ottobre 2009

La piccola e media impresa sopravviverà?

di Maurizio Siciliano


Oggi mi è capitato di sentire l'ennesimo cliente, titolare di una piccola impresa, con i nervi a fiordi pelle al ritorno da un ennesimo incontro-scontro con una banca per un piccolo finanziamento!
L' umore di questi titolari di piccole e medie imprese in questo momento è pessimo. Banche, fisco e burocrazia assediano in maniera non più sopportabile la base del nostro tessuto industriale. Infatti, non sfugga ai più e non solo agli addetti ai lavori, che l' Italia industriale è fatta per il 90% da piccole e medie imprese e la maggior parte di queste non ha più di 15 dipendenti. Insomma, il mondo non è quello che ci rappresenta il Sole 24 Ore e da quello che sento e vedo in giro c'è poca vera cultura d' impresa nel nostro paese.
I grandi giornali parlano quasi solo delle grandi industrie e queste ultime, ormai è chiaro anche dalle richieste di rinnovo incentivi di Marchionne al governo, vivono solo grazie alla relazione forte con la politica e con i sussidi e i supporti che questa può determinare.
L' impresa come la consideriamo noi invece, vive solo grazie ad una solida e corretta relazione: quella con i propri clienti ai quali dare il massimo della soddisfazione.
Adesso che la crisi morde pesantemente e le banche irresponsabilmente tolgono credito alle piccole e medie imprese per concederlo alle grandi o a situazioni paradossali, pensiamo al caso Risanamento SpA, anche altri nodi irrisolti e sopportati nei periodi di “vacche grasse”, stanno venendo al pettine. C’è da chiedersi se è più sopportabile una burocrazia e un apparato statale che sono ormai solo un freno e quasi mai sono stato un aiuto allo sviluppo. C’è da chiedersi se è più sopportabile una giustizia civile incapace di dare risposte se non dopo interminbili anni. C’è da chiedersi se sono più sopportabili tasse "ingiuste" come l' IRAP e un Fisco che si accanisce solo sui piccoli, mentre grandi famiglie si sono costituiti cospicui patrimoni oltre confine. C’è da chiedesi se è giusto continuare con lo Stato e le grandi imprese che pagano i crediti con tempi biblici, costringendo i piccoli a fare da banca. C’è da chiedersi se il nodo delle infrastrutture insufficienti e scarse possa essere finalmente gestito. C’è da chiedersi se è ancora il caso di leggere innumerevoli fesserie sui grandi giornali di proprietà delle grandi famiglie industriali, sulla piccola e media impresa. C’è da chiedersi se è più sopportabile ancora un carrozzone politico-amministrativo faraonico e sovradimensionato, fatto di parlamento,stato centrale, regioni, regioni a statuto speciale, province, comuni, comunità montane e di vario tipo, enti di sottogoverno locale, regionale e nazionale che ormai, come un' idrovora, assorbono risorse in una dimensione non più giustificabile.C’è da chiedersi se è giusto dovere ormai combattere con le banche tutti i giorni perchè sono improvvisamente divenute "nemico" avaro e minaccioso, quando un tempo, prima di fusioni, aggregazioni e alta finanza e prima di Basilea 2, il rispetto, la conoscenza personale e la stretta di mano erano sufficienti ad un direttore di filiale per concederti un fido.
La crisi grave che stiamo attraversando ha forse questo di meritorio: di alzare il velo su tutti questi nodi irrisolti, di avere contribuito ad esaurire il livello di pazienza che questi piccoli e medi capitani d'azienda hanno avuto in questi anni e che oggi si sta trasformando in esasperazione e pericolosa disperazione.
Forse è arrivato il momento per chi ci governa ad ogni livello e di qualsiasi colore politico esso sia di "agire" a tutela della piccola e media impresa e a tutela dei loro occupati che, tutti insieme rappresentano più ell’ 80%della forza lavoro del paese. E' arrivata l' ora di capire che quello che per esempio ha fatto Sarkozy in Francia con tagli alle imposte, ridimensionamento del carrozzone pubblico, tagli delle inefficenze e riforme strutturali, si deve fare anche da noi. Pena l’ inizio di un lungo periodo di instabilità sociale e una crisi strutturale che anche da noi porterà molti lavoratori in mezzo ad una strada, magari a manifestare insieme a quelli che una volta erano definiti i “padroni”.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Proprio ieri sera ho visto la trasmissione su La7 che verteva su questo argomento.
Per l'idea che mi sono fatto io, effettivamente si è passati in un tempo troppo breve da un eccesso all'altro: se prima di Basilea 2 forse la "stretta di mano" era magari troppo poco, adesso le mutate condizioni congiunturali hanno portato le banche ad una vera e propria "inversione ad U".
Però credo anche che la misura sia colma, le banche lo sanno, e a breve saranno proprio loro a cambiare rotta, molto prima di un poco probabile (ma auspicabile) intervento politico. In fondo le banche hanno più in mano il polso della situazione, rispetto ai politici. I pochi politici di ieri sera mi sembravano poi ancora molto distanti dai problemi reali degli imprenditori, arroccati a rinfacciarsi chi ha fatto o non ha fatto questo e quello nelle precedenti legistlature. A parte qualche mosca bianca, io personalmente continuo ad avere pochissima fiducia in questa classe politica: troppi privliegi, troppo pesante, troppo ingessata nelle vecchie gabbie e incapace di agire in modo incisivo, concreto e veloce.
E poi in fondo chi comanda il gioco è chi ha in mano la leva dei tassi: Sono sempre loro, un manipolo di banchieri.

SR.

pinopi ha detto...

Sono passati oltre due anni e siamo ancora al punto di partenza: le banche non fanno ciò che dovrebbero, il peso della cosa pubblica non è diminuito, i piccoli imprenditori lasciati soli, e peggio, sono messi in fallimento dallo stato che non li paga, disperati si tolgono la vita, i partiti ed i sindacati sono sempre schiavi del consenso e della visibilità. I "tecnici" del governo cercano di ribaltare la situazione rispettando le regole di questa finanza e si stanno stufando di mediare ed annacquare ogni provvedimento che finisce per allungare i tempi di reazione del sistema.
Purtroppo una quantità considerevole del popolo ignora, vive bene ignorando e così condiziona malamente ogni cosa, le confraternite e i partiti vivono altrettanto bene con un sottobosco che ignora, ed avanti così. Si sta andando verso una soluzione in cui uno solo si assume la responsabilità della cosa pubblica. Dopo 150 anni siamo ancora un popolo che va tenuto con la briglia molto stretta e la frusta che fischia tra le orecchie.