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martedì 26 febbraio 2013

Festival delle Scienze, Amartya Sen attacca le politiche austere della Ue

di Massimo Di Forti


Ironia, oh sì, tanta. Con frecciate e affondi taglienti, degni di un Nobel. Ma c’è poco da stare allegri, ammonisce Amartya Sen, che ieri sera all’Auditorium è stato fiammeggiante protagonista del Festival delle Scienze, prodotto dalla Fondazione Musica per Roma in collaborazione con Codice, in quest’ottava edizione curata da Vittorio Bo e Jacopo Romoli dedicata al tema della Felicità.
Così, in splendida forma per i suoi ormai prossimi 80 anni, il grande economista indiano, celebre per il suo esame critico dell’idea di benessere che gli è valso il massimo riconoscimento degli accademici di Stoccolma, non fa sconti. In tempi di crisi, dice, non si può. E va giù duro. Soprattutto con l’Europa o, per essere più precisi, con la politica dell’Unione europea di questi ultimi anni. 

Spiega, con un sottofondo di evidente amarezza: «In economia, quando si vara una manovra, sono le sue conseguenze pratiche a stabilire se è buona o no. Se non funziona, si dovrebbe cambiare. Se non si cambia e le cose continuano a non funzionare, a maggior ragione si dovrebbe cambiare... Invece, l’Unione europea continua imperterrita nel praticare una politica di rigida austerità che sta creando disagi sociali inaccettabili. Un fallimento. Eppure si continua su questa strada che ha un impatto recessivo e non risolve la crisi. La perdura e l’aggrava». 

IL MALCONTENTO 
Difficile, in queste condizioni, parlare di felicità. Aggiunge, Sen l’indignato, per mettere meglio a fuoco il suo atteggiamento critico: «Non credo proprio di esprimere una mia personale e soggettiva valutazione. Prendo atto di un malcontento diffuso, del disagio di tantissime persone colpite dalla disoccupazione, dalla mancanza di equità e dalla incapacità di stimolare la crescita». Ed è ancora più chiaro quando vibra l’ultima stoccata: «Questa austerità esasperata, alla fine, si sta rivelando un boomerang anche per il governo che più la sostiene, quello tedesco. La crescita comincia a fermarsi persino in Germania...». D’altro canto, per chi conosce le teorie e le idee del premio Nobel, c’è ben poco da sorprendersi. Sen è stato sempre convinto che l’Unione europea abbia costruito la sua identità su basi inaccettabili, lacerata da divisioni ed egoismi che la rendono spesso un colosso dai piedi d’argilla. Quale dovrebbe essere, allora, la via d’uscita? La risposta è perentoria: «Le situazioni dei singoli paesi non sono il vero problema nè possono incidere sull'esito di una crisi così complessa e globale. Occorre un programma di tutta l’Europa, di tutta l’Unione Europea per la crescita. Altrimenti la crisi e il fallimento perdureranno». 

LA RIVINCITA 
Cacciata dalla porta, tuttavia, la felicità può trovare le finestre che le possono permettere di prendersi la rivincita. Già, in un contesto così teso e precario, sostiene l’economista indiano, una dose di infelicità può essere paradossalmente la giusta via per riappropriarsi della qualità della vita. Perché Sen, nei suoi scritti (da La diseguaglianza a Il tenore di vita, da Etica ed economia a Lo sviluppo è libertà) ha dato eccezionale attenzione alla qualità della vita come strada maestra per la felicità, smentendo drasticamente l’equazione che sia il benessere materiale ad assicurarcela.E, quando gli chiedo se non ritenga che, anziché affidarsi ai contatti sul web, sia meglio incontrarsi realmente e stabilire occasioni di vita conviviale per non sentirsi soli (giocando a carte o mangiando una pizza nei luoghi pubblici, come fanno spesso gruppi di extracomunitari...), la risposta è decisamente affermativa. Dice con un sorriso: «Sì, basta poco, a volte, per vivere meglio. Internet e Facebook servono a comunicare ma non danno la felicità. Per mesi, io sono stato vittima di un maniaco che aveva creato un sito a mio nome su Facebook facendo circolare informazioni ridicole. Ho dovuto denunciarlo. Altro che felicità...».


Tratto da Il Messaggero.it


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