di Paola Danese
Se prendiamo per buona la definizione che "manager" è chi gestisce persone, dobbiamo prendere atto che "gestire persone" è un lavoro. Chiunque si sia trovato coinvolto in questa attività sa quanto sia difficile, quante energie richieda, quanti insuccessi si accumulino nel perseguire l'ottenimento dei risultati di chi abbiamo a fianco, dei collaboratori che ci sono stati assegnati. Ormai la letteratura e le fucine di corsi per manager hanno dato ampiamente spazio a cosa significhi FARE il manager e perseguire gli obiettivi che questa categoria prevede. Eppure in azienda, soprattutto nelle realtà di medie dimensioni, il responsabile di un gruppo di persone spesso si perde in modalità fantasiose e contorte per motivare i propri collaboratori e di fronte al loro insuccesso è tentato di scaricare le responsabilità del fallimento sulle incapacità del collaboratore, sulla sua miopia organizzativa, sulla sua impreparazione, sulle sue incompetenze. Nonostante la miriade di libri sul management letti, nonostante gli appunti accumulati sulla scrivania durante i meeting formativi, rimane un compito difficile per il manager quello dell'analisi del proprio lavoro, dei propri errori. Si cercano innovative formule di gestione, spesso astruse nell'applicazione, e si finisce per rendere complesso qualcosa che in realtà, nella sua semplicità trattiene e rilascia, giorno dopo giorno, tutta la sua potenza.
Se prendiamo per buona la definizione che "manager" è chi gestisce persone, dobbiamo prendere atto che "gestire persone" è un lavoro. Chiunque si sia trovato coinvolto in questa attività sa quanto sia difficile, quante energie richieda, quanti insuccessi si accumulino nel perseguire l'ottenimento dei risultati di chi abbiamo a fianco, dei collaboratori che ci sono stati assegnati. Ormai la letteratura e le fucine di corsi per manager hanno dato ampiamente spazio a cosa significhi FARE il manager e perseguire gli obiettivi che questa categoria prevede. Eppure in azienda, soprattutto nelle realtà di medie dimensioni, il responsabile di un gruppo di persone spesso si perde in modalità fantasiose e contorte per motivare i propri collaboratori e di fronte al loro insuccesso è tentato di scaricare le responsabilità del fallimento sulle incapacità del collaboratore, sulla sua miopia organizzativa, sulla sua impreparazione, sulle sue incompetenze. Nonostante la miriade di libri sul management letti, nonostante gli appunti accumulati sulla scrivania durante i meeting formativi, rimane un compito difficile per il manager quello dell'analisi del proprio lavoro, dei propri errori. Si cercano innovative formule di gestione, spesso astruse nell'applicazione, e si finisce per rendere complesso qualcosa che in realtà, nella sua semplicità trattiene e rilascia, giorno dopo giorno, tutta la sua potenza.